La spia rossa della segreteria lampeggia sul telefono da giorni. La ignoro volontariamente come ignoro le mie emozioni che, impazzite, mi travolgono di dolore.
Se ne è andato. Lo ripeto a me stessa continuamente, ogni secondo in cui la mia mente si prende una pausa da cio che stava facendo e incomincia a pensare.
Lo sapevo che sarebbe arrivato questo giorno, a nulla sono valse le sedute dalla dottoressa, che dovevano servire da paracadute per un rapporto che mi aveva già rotto le ossa e spezzato il respiro ancora prima dello schianto.
Ci eravamo fatti due promesse:
-Non innamorarsi l'uno dell'altro.
-Non abbandonarsi a vicenda. Ad ogni costo. In ogni caso.
Io non ho rispettato la prima. Lui la seconda.
Una fitta in mezzo al petto curva le mie spalle doloranti; è così spaventoso sapere che la scomparsa di chi ami possa farti provare così tanto dolore fisico, in ogni punto in cui il ricordo del suo corpo si va a posare.
Le lacrime pizzicano i miei occhi chiusi e alla disperata ricerca di un'immagine che me lo faccia ricordare, sentire, immaginare...
Tutto inutile. Chissà perché la voce è la prima cosa che sfugge, un eco lontano di ciò che hai amato con tutta te stessa e che se ne va, a cercare la felicità tra altre braccia.
Ancora mi chiedo se rifarei lo stesso sbaglio quella notte, in cui stare tra le sue braccia mi ha fatto tremare di vita e passione; quella notte dove si è preso qualcosa di me che non sapevo di avere e di cui ora sento la mancanza ad ogni respiro.
Forse era già tutto scritto, avevo bisogno di perdere tutto per ritrovare me stessa, quella che sono ora. Una donna-mare: profonda ed infinita, un giorno pace e silenzio, un altro burrasca e rumore. Urla di rabbia, dolore, frustrazione che come onde si abbattono sul mio piccolo mondo che a volte mi sembra soffocante.
A volte mi manca.
A volte mi manco più io.
E non so cosa sia peggio.
Luce Nera
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Si
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