24 maggio 2020

Il fragore del vuoto (parte seconda)




Un post-It attaccato al frigorifero mi riporta alla realtà: siamo qui per lavorare. Io e Ilaria. Due pseudo scrittrici, immerse nella splendida Firenze, alla ricerca di spunti per il nostro libro e per presentare, fra meno di un'ora, il nostro lavoro ad uno dei più  autorevoli editori del Paese. Cammino nervosa per casa, cercando di raccogliere i ciuffi ribelli che non vogliono obbedire e che ricadono, rossi e cocciuti  come me, un pò sulle spalle. Le occhiaie e gli sbuffi davanti allo specchio nel vedere il mio riflesso irriconoscibile, sono diventati il marchio di queste notti insonni. Avevo promesso ad Ilaria che questi tre giorni li avrei utilizzati per riscoprire il gusto della libertà,  del prendermi cura dei miei interessi, come se fosse una cosa facile considerando che la parte migliore di me è stata deufradata.
L'appuntamento prefissato è in una lussuosa villa immersa in un parco che non posso fare a meno  di ammirare dal finestrino del taxi che mi sta accompagnando con, in sottofondo, la voce allegra del tassista a farmi da Cicerone mentre mi racconta la storia della fontana immensa, posta davanti all'ingresso del caseggiato che sembra una reggia del '700. I miei occhi rincorrono le luci del viale che giocano con gli zampilli che escono da un'anfora tenuta in braccio da un bambino di un colore così bianco e brillante da sembrare un angelo. 
Mi sento come Dorothy del mago di Oz, una bimba che si è addormentata in una vita fatta di delusioni e pianti e si è ritrovata in una favola dove tutto sembra nuovo e confuso.
Non so come sentirmi, cosa aspettarmi e ho quasi paura a respirare. 
"Resto qui fuori a sua disposizione.... signorina?", la voce sempre gentile di Sergio, il mio tassista,  in questo momento sembra essere l'unica cosa in grado di fermare le lacrime che già pungono insistenti nei miei occhi truccati a dovere. 
Adoro quando a sfiorare la mia vita sono persone che riescono a travolgermi di emozioni, entusiasmo, allegria e non posso fare a meno di ringraziare, con un sorriso sincero e spontaneo, chi mi ha accompagnato.
~No, grazie Sergio, credo che me la caverò da sola....~.
Sola. 
Questa parola che mi trapassa i polmoni bruciando come una lama che lacera ogni fibra del mio essere e che ripeto da una settimana, o forse da quando ho scoperto che ciò che avevo sognato non era destinato a me.
~Finalmente sei arrivata! Guardati! Sei uno schianto stasera!~. Mentre l'auto si allontana, Ilaria mi si getta letteralmente addosso, torturando i miei boccoli quasi ad accertarsi che siano veri, sistemandomi la spallina del lungo vestito da sera scelto per l'occasione, scrutandomi con occhi indagatori per leggere dietro al mio sorriso quanta autonomia mi resta prima di cadere in un'altro dei miei attacchi di panico, conditi da quei fastidiosi tremori che qualche settimana prima mi sono valsi un viaggio in prima classe in ospedale.

Luce Nera

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19 maggio 2020

Il fragore del vuoto (prima parte)




La spia rossa della segreteria lampeggia sul telefono da giorni. La ignoro volontariamente come ignoro le mie emozioni che, impazzite, mi travolgono di dolore. 
Se ne è andato. Lo ripeto a me stessa continuamente, ogni secondo in cui la mia mente si prende una pausa da cio che stava facendo e incomincia a pensare. 
Lo sapevo che sarebbe arrivato questo giorno, a nulla sono valse le sedute dalla dottoressa, che dovevano servire da paracadute per un rapporto che mi aveva già rotto le ossa e spezzato il respiro ancora prima dello schianto. 
Ci eravamo fatti due promesse:
-Non innamorarsi l'uno dell'altro.
-Non abbandonarsi a vicenda. Ad ogni costo. In ogni caso. 
Io non ho rispettato la prima. Lui la seconda. 
Una fitta in mezzo al petto curva le mie spalle doloranti; è così spaventoso sapere che la scomparsa di chi ami possa farti provare così tanto dolore fisico, in ogni punto in cui il ricordo del suo corpo si va a posare. 
Le lacrime pizzicano i miei occhi chiusi e alla disperata ricerca di un'immagine che me lo faccia ricordare, sentire, immaginare...
Tutto inutile. Chissà perché la voce è la prima cosa che sfugge, un eco lontano di ciò che hai amato con tutta te stessa e che se ne va, a cercare la felicità tra altre braccia.
Ancora mi chiedo se rifarei lo stesso sbaglio quella notte, in cui stare tra le sue braccia mi ha fatto tremare di vita e passione; quella notte dove si è preso qualcosa di me che non sapevo di avere e di cui ora sento la mancanza ad ogni respiro. 
Forse era già tutto scritto, avevo bisogno di perdere tutto per ritrovare me stessa, quella che sono ora. Una donna-mare: profonda ed infinita, un giorno pace e silenzio, un altro burrasca e rumore. Urla di rabbia, dolore, frustrazione che come onde si abbattono sul mio piccolo mondo che a volte mi sembra soffocante. 
A volte mi manca.
A volte mi manco più io. 
E non so cosa sia peggio.

Luce Nera 
@copyright2020

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2 maggio 2020

Felicità


Non regalatemi attimi di felicità.
Ma felicità ad ogni attimo.

Luce Nera 
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